Task nostalgico

Anche l’ultimo secondo della nostra vita è stato trasformato in un task. Un attività, uno spazio di tempo che ha un inizio e una fine ben definito, altrimenti il task successivo subirà dei ritardi. Mi chiedo come possiamo sopravvivere a questo vivere già imposto dai computer (e da altri esseri umani prima di essi). E se all’inizio la sfida era crearli dei task (tanto ne eravamo liberi), adesso l’obbiettivo è farveli fare tutti, come decidono loro. Loro lo decidono nelle app del tempo libero; i padroni nel loro ambiente di lavoro.

E il problema è che queste piccole cose da fare (a volte nemmeno molto piccole, ah…ci hanno insegnato a suddividere i problemi grandi in diversi piu piccoli) diventano tante, troppe.

Risultato? Che il cervello si frigge. Dopo appena mezza giornata. E se questo succede ogni giorno, l’overflow diventa una costante, e ci peggiora in quello che spesso dovrebbe rimanere alto, l’umore.

Alla fine meglio il vecchio tanto caro nostalgico task degli anni andati: era un compito più lungo, in grado di darti un vero obiettivo giornaliero. Ecco cosa ci manca, fare cose allineate con la nostra giornata. Fare cose da iniziare e finire tutte nella tua giornata lavorativa, anziché farne cento con l’ansia e la certezza di non finirne bene nemmeno una.

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